Casa / Tutorial Windows / Perché gli scienziati chiamano il cervello umano un computer biologico? Il cervello è un computer? Qual è il cervello di un computer

Perché gli scienziati chiamano il cervello umano un computer biologico? Il cervello è un computer? Qual è il cervello di un computer

Ecologia della coscienza. Scienza e scoperta: non importa quanto ci provino, i neuroscienziati e gli psicologi cognitivi non troveranno mai una copia della Quinta Sinfonia di Beethoven nel cervello o una copia di parole, immagini, regole grammaticali o qualsiasi altro stimolo esterno. Il cervello umano, ovviamente, non è letteralmente vuoto. Ma non contiene la maggior parte delle cose che la gente pensa che dovrebbe - non ha nemmeno oggetti semplici come "ricordi".

Non importa quanto ci provino, i neuroscienziati e gli psicologi cognitivi non troveranno mai una copia della Quinta Sinfonia di Beethoven nel cervello, o copie di parole, immagini, regole grammaticali o qualsiasi altro stimolo esterno. Il cervello umano, ovviamente, non è letteralmente vuoto. Ma non contiene la maggior parte delle cose che la gente pensa che dovrebbe - non ha nemmeno oggetti semplici come "ricordi".

Le nostre idee sbagliate sul cervello hanno profonde radici storiche, ma l'invenzione del computer negli anni '40 ci ha particolarmente confusi. Per più di mezzo secolo, psicologi, linguisti, neurofisiologi e altri ricercatori del comportamento umano hanno affermato che il cervello umano funziona come un computer.

Per capire la superficialità di questa idea, immaginiamo che il cervello sia un bambino.Grazie all'evoluzione, i neonati umani, come i neonati di qualsiasi altra specie di mammiferi, entrano in questo mondo pronti per un'interazione efficace con esso. La vista del bambino è sfocata, ma paga Attenzione speciale volti e può riconoscere rapidamente il volto della madre tra gli altri. Preferisce il suono di una voce ad altri suoni, può distinguere un suono vocale di base da un altro. Siamo senza dubbio costruiti pensando all'interazione sociale.

Un neonato sano ha più di una dozzina di riflessi: reazioni già pronte a determinati stimoli; sono necessari per la sopravvivenza. Il bambino gira la testa in direzione di qualunque cosa gli stia solleticando la guancia e succhia tutto ciò che entra nella sua bocca. Trattiene il respiro mentre si tuffa in acqua. Afferra le cose che gli cadono tra le mani così forte che quasi ci si appende.

Forse la cosa più importante è che i bambini vengono al mondo con meccanismi di apprendimento molto potenti che consentono loro di cambiare rapidamente in modo da poter interagire con il mondo con crescente efficienza, anche se il mondo non è come quello che hanno incontrato i loro lontani antenati.

Sentimenti, riflessi e meccanismi di apprendimento: tutto ciò con cui iniziamo, e a dire il vero, ci sono parecchie di queste cose quando ci pensi. Se non avessimo una di queste opportunità dalla nascita, sarebbe molto più difficile per noi sopravvivere.

Ma ci sono alcune cose con cui non siamo nati: informazioni, dati, regole, software, conoscenza, lessico, rappresentazioni, algoritmi, programmi, modelli, memorie, immagini, elaborazioni, routine, codificatori e decodificatori, simboli e buffer sono gli elementi di progettazione che consentono ai computer digitali di comportarsi in modi che in qualche modo sensato. Non solo non siamo nati con esso, ma non lo sviluppiamo in noi stessi. Mai.

Non memorizziamo parole o regole che ci dicono come usarle. Non creiamo proiezioni visive di stimoli, le memorizziamo in un buffer di memoria a breve termine e poi le trasferiamo nella memoria a lungo termine. Non recuperiamo informazioni o immagini e parole dai registri della memoria. I computer lo fanno, non gli organismi.

I computer elaborano letteralmente le informazioni— numeri, lettere, parole, formule, immagini. Le informazioni devono inizialmente essere codificate in un formato utilizzabile dai computer, il che significa che devono essere rappresentate come uno e zero ("bit"), che vengono raccolti in piccoli blocchi ("byte"). Sul mio computer, dove ogni byte contiene 8 bit, alcuni stanno per la lettera "K", altri per "O" e altri per "T". Pertanto, tutti questi byte formano la parola "CAT". Una singola immagine, ad esempio un'immagine del mio gatto Henry sul mio desktop, è rappresentata da un modello particolare di un milione di tali byte ("un megabyte"), definito personaggi speciali, che dicono al computer che si tratta di una foto e non di una parola.

I computer spostano letteralmente questi disegni da un posto all'altro in vari scomparti fisici allocati all'interno componenti elettronici. A volte copiano i disegni e talvolta li modificano in vari modi, ad esempio quando correggiamo un errore in un documento o ritocchiamo una foto.

Anche le regole che un computer segue per spostare, copiare o manipolare questi livelli di dati sono memorizzate all'interno del computer. Gli insiemi di regole raccolti insieme sono chiamati "programmi" o "algoritmi". Un gruppo di algoritmi che lavorano insieme per aiutarci a fare qualcosa (come acquistare azioni o cercare dati online) è chiamato "applicazione".

Per favore perdonami per questa introduzione al mondo dei computer, ma ho bisogno che tu sia molto chiaro: i computer funzionano effettivamente sul lato simbolico del nostro mondo. Memorizzano e recuperano. Funzionano davvero. Hanno ricordi fisici. Sono veramente guidati da algoritmi in tutto ciò che fanno, senza eccezioni.

D'altra parte, le persone non lo fanno, non l'hanno mai fatto e non lo faranno mai. Con questo in mente, vorrei chiedere: perché così tanti scienziati parlano della nostra salute mentale come se fossimo dei computer?

Nel suo libro A nostra immagine (2015), un esperto di intelligenza artificiale Giorgio Zarkadakis descrive sei diverse metafore che le persone hanno usato negli ultimi due millenni, cercando di descrivere l'intelligenza umana.

Nel primissimo, biblico, le persone sono state create dall'argilla e dalla sporcizia, che poi il Dio razionale ha dotato della sua anima, "spiegando" il nostro intelletto - almeno grammaticalmente.

L'invenzione dell'ingegneria idraulica nel III secolo a.C ha portato alla divulgazione dei modelli idraulici dell'intelligenza umana, l'idea che i vari fluidi del nostro corpo - i cosiddetti. i fluidi corporei sono correlati al funzionamento sia fisico che mentale. La metafora è stata conservata per più di 16 secoli ed è stata utilizzata nella pratica medica per tutto questo tempo.

Nel XVI secolo furono sviluppati meccanismi automatici, azionati da molle e ingranaggi; alla fine ispirarono i principali pensatori dell'epoca, come René Descartes, a congetturare che gli esseri umani fossero macchine complesse.

Nel XVII secolo, il filosofo britannico Thomas Hobbes suggerì che il pensiero nascesse dalle vibrazioni meccaniche nel cervello. All'inizio del XVIII secolo, le scoperte nel campo dell'elettricità e della chimica portarono a nuove teorie sull'intelligenza umana e, ancora una volta, queste erano di natura metaforica. A metà dello stesso secolo, il fisico tedesco Hermann von Helmholtz, ispirato dai progressi nelle comunicazioni, paragonò il cervello a un telegrafo.

Se questa metafora è così stupida, perché governa ancora le nostre menti? Cosa ci impedisce di scartarlo perché non necessario, proprio come scartiamo un ramo che blocca il nostro cammino? C'è un modo per comprendere l'intelligenza umana senza fare affidamento su stampelle fittizie? E a che prezzo ci costerà un uso così lungo di questo supporto? Questa metafora, dopotutto, ha ispirato scrittori e pensatori a un'enorme quantità di ricerche in vari campi della scienza nel corso dei decenni. A quale costo?

In classe, in una classe che ho insegnato molte volte nel corso degli anni, io Comincio scegliendo un volontario, al quale dico di disegnare sulla lavagna una banconota da un dollaro.«Più dettagli» dico. Quando finisce, copro il disegno con un foglio di carta, prendo la banconota dal portafogli, la appiccico alla lavagna e chiedo allo studente di ripetere il compito. Quando ha finito, tolgo il pezzo di carta dal primo disegno e poi la classe commenta le differenze.

Forse non hai mai visto una dimostrazione come questa, o forse potresti avere problemi a presentare il risultato, quindi ho chiesto a Jeannie Hyun, una delle stagiste dell'istituto dove svolgo le mie ricerche, di realizzare due disegni. Ecco un disegno “a memoria” (notare la metafora):

Ed ecco un disegno che ha realizzato utilizzando una banconota:

Ginny era sorpresa quanto te dall'esito del caso, ma non è insolito. Come puoi vedere, il disegno non fatturato è terribile rispetto a quello tratto dal campione, nonostante Ginny abbia visto la banconota da un dollaro migliaia di volte.

Allora, come va? Non abbiamo "scaricato" nel "registro della memoria" "l'immaginazione" del cervello di come appare una banconota da un dollaro? Non possiamo semplicemente "estrarlo" da lì e usarlo quando creiamo il nostro disegno?

Certo che no, e anche migliaia di anni di ricerca sulle neuroscienze non riveleranno l'idea di una banconota da un dollaro immagazzinata nel cervello umano semplicemente perché non c'è.

Una quantità significativa di ricerche sul cervello mostra che in effetti, numerose e talvolta vaste aree del cervello sono spesso coinvolte nei compiti apparentemente più banali di ricordare le informazioni.

Quando una persona prova forti emozioni, milioni di neuroni possono attivarsi nel cervello. Nel 2016, il neuroscienziato dell'Università di Toronto Brian Levin e colleghi hanno condotto uno studio sui sopravvissuti a un incidente aereo, concludendo che gli eventi di incidente hanno contribuito ad aumentare l'attività neurale nell '"amigdala cerebellare, lobo temporale mediale, linee mediane anteriori e posteriori". corteccia visiva dei passeggeri".

L'idea avanzata da un certo numero di scienziati che ricordi specifici siano in qualche modo immagazzinati nei singoli neuroni è assurda; del resto, questa ipotesi non fa che sollevare la questione della memoria a un livello ancora più complesso: come e dove, in ultima analisi, la memoria è scritta in una cellula?

Quindi cosa succede quando Ginny disegna una banconota da un dollaro senza usare uno schema? Se Ginny non avesse mai visto una banconota prima, il suo primo disegno probabilmente non assomiglierebbe per niente al secondo. Il fatto che avesse già visto banconote da un dollaro in qualche modo l'ha cambiata. Infatti, il suo cervello è stato alterato in modo da poter visualizzare la banconota - che è essenzialmente equivalente - almeno in parte - a rivivere la sensazione di stabilire un contatto visivo con la banconota.

La differenza tra i due schizzi ci ricorda che visualizzare qualcosa (che è il processo di stabilire un contatto visivo con qualcosa che non è più davanti ai nostri occhi) è molto meno preciso che se vedessimo effettivamente qualcosa. Ecco perché siamo molto più bravi a imparare che a ricordare.

Quando ri-produciamo qualcosa nella memoria(Dal latino re - "di nuovo", e produrre - "creare"), dobbiamo riprovare a sperimentare una collisione con un oggetto o fenomeno; tuttavia, quando apprendiamo qualcosa, dobbiamo solo essere consapevoli di aver avuto in precedenza l'esperienza della percezione soggettiva di questo oggetto o fenomeno.

Forse hai qualcosa da obiettare a questa prova. Ginny aveva già visto banconote da un dollaro, ma non fece alcuno sforzo cosciente per "ricordare" i dettagli. Si potrebbe obiettare che se lo avesse fatto, avrebbe potuto disegnare la seconda immagine senza utilizzare il modello della banconota da un dollaro. Anche così, però, nessuna immagine della banconota era in alcun modo "immagazzinata" nel cervello di Ginny. È semplicemente diventata più preparata a disegnarla in dettaglio, proprio come, attraverso la pratica, un pianista diventa più abile nel suonare concerti per pianoforte senza scaricare una copia dello spartito.

Da questo semplice esperimento, possiamo iniziare a costruire le basi di una teoria del comportamento umano intellettuale priva di metafore - una di quelle teorie secondo cui il cervello non è completamente vuoto, ma è almeno libero dal carico di metafore IP.

Mentre ci muoviamo nella vita, siamo esposti a molte cose che ci accadono. Di particolare rilievo sono tre tipi di esperienza: 1) Osserviamo ciò che accade intorno a noi(come si comportano le altre persone, suoni di musica, istruzioni a noi indirizzate, parole su pagine, immagini su schermi); 2) Siamo esposti a un mix di incentivi minori(ad esempio, sirene) e incentivi importanti(comparsa di auto della polizia); 3) Siamo puniti o premiati per comportarci in un certo modo. atomo.

Diventiamo più efficaci se cambiamo in base a questa esperienza.- se ora possiamo recitare una poesia o cantare una canzone, se siamo in grado di seguire le indicazioni che ci vengono date, se rispondiamo a stimoli minori allo stesso modo di quelli importanti, se cerchiamo di non comportarci in un modo che puniscici, e comportati in modo tale più spesso per ottenere una ricompensa.

Nonostante i titoli fuorvianti, nessuno ha la minima idea di quali cambiamenti avvengano nel cervello dopo che impariamo a cantare una canzone oa imparare una poesia. Tuttavia, né le canzoni né le poesie sono state "scaricate" nel nostro cervello. È semplicemente cambiato in modo ordinato in modo che ora possiamo cantare una canzone o recitare una poesia se vengono soddisfatte determinate condizioni.

Quando ci viene chiesto di esibirci, né la canzone né la poesia vengono "estratte" da qualche parte nel cervello.- allo stesso modo in cui i movimenti delle mie dita non vengono "estratti" quando tamburello sul tavolo. Cantiamo o raccontiamo e non abbiamo bisogno di alcuna estrazione.

Alcuni anni fa, ho chiesto a Eric Kandel, un neuroscienziato della Columbia University che ha vinto un premio Nobel per aver identificato alcuni dei cambiamenti chimici che si verificano nelle sinapsi di uscita dei neutroni di Aplysia (lumaca di mare) dopo aver appreso qualcosa, quanto tempo passerà secondo lui prima di comprendere il meccanismo del funzionamento della memoria umana. Rispose rapidamente: "Cento anni". Non ho pensato di chiedergli se pensava che la metafora dell'IP stesse rallentando il progresso delle neuroscienze, ma alcuni neuroscienziati in realtà stanno iniziando a pensare l'impensabile, vale a dire che la metafora non è realmente necessaria.

Un certo numero di scienziati cognitivi - in particolare Anthony Chemero dell'Università di Cincinnati, autore del libro Radical Embodied Cognitive Science del 2009 - ora rifiutano completamente l'idea che il cervello umano funzioni come un computer. La credenza popolare è che noi, come i computer, comprendiamo il mondo eseguendo calcoli sulle sue immagini mentali, ma Chemero e altri scienziati descrivono un modo diverso di comprendere il processo del pensiero: la definiscono come un'interazione diretta tra gli organismi e il loro mondo.

Il mio esempio preferito, che illustra l'enorme differenza tra l'approccio IP e quella che alcuni chiamano la visione "anti-rappresentativa" del funzionamento corpo umano, include due diverse spiegazioni di come un giocatore di baseball riesca a prendere una palla volante fornite da Michael McBeath, ora all'Arizona State University, e colleghi, in un articolo pubblicato nel 1995 su Science.

Secondo l'approccio IP, il giocatore deve formulare una stima approssimativa delle varie condizioni iniziali del volo della palla - la forza dell'impatto, l'angolo della traiettoria, e così via - e quindi creare e analizzare un modello interno della traiettoria che è probabile che la palla segua, dopodiché deve utilizzare questo modello per guidare continuamente e correggere nel tempo i movimenti finalizzati all'intercettazione della palla.

Andrebbe tutto bene e benissimo se funzionassimo allo stesso modo dei computer, ma McBeath e i suoi colleghi hanno dato una spiegazione più semplice: per prendere la palla, il giocatore deve solo continuare a muoversi in modo da mantenere costantemente una connessione visiva in relazione a la base principale e lo spazio circostante (tecnicamente, attenersi alla "traiettoria lineare-ottica"). Questo può sembrare complicato, ma in realtà è estremamente semplice e non comporta calcoli, rappresentazioni e algoritmi.

Due aspiranti professori di psicologia alla Leeds City University nel Regno Unito - Andrew Wilson e Sabrina Golonka - elencano l'esempio del giocatore di baseball tra gli altri che possono essere percepiti al di fuori dell'approccio IP. Nel corso degli anni, hanno scritto sui loro blog di quello che loro stessi definiscono "un approccio più coerente e naturalizzato allo studio scientifico del comportamento umano... in contrasto con l'approccio dominante delle neuroscienze cognitiviste".

Tuttavia, questo approccio è ben lungi dall'essere la base di un movimento separato; la maggior parte dei cognitivisti evita ancora le critiche e si attiene alla metafora IP, e alcuni dei pensatori più influenti del mondo hanno fatto previsioni grandiose sul futuro dell'umanità che dipendono dalla validità della metafora.

Una delle previsioni th - del futurista Kurzweil, del fisico Stephen Hawking e del neuroscienziato Randall Cohen, tra gli altri - afferma che poiché la mente umana dovrebbe agire come programmi per computer, sarà presto possibile scaricare la mente umana nell'apparato, grazie al quale avremo un intelletto infinitamente potente e, molto probabilmente, acquisiremo l'immortalità. Questa teoria ha costituito la base del film distopico Transcendence, con Johnny Depp nei panni di uno scienziato simile a Kurzweil la cui mente è stata caricata su Internet, con conseguenze orribili per l'umanità.

Fortunatamente, poiché la metafora dell'IP non è in alcun modo corretta, non dovremo mai preoccuparci che la mente umana impazzisca nel cyberspazio, e non potremo mai raggiungere l'immortalità scaricandola da qualche parte. La ragione di ciò non è solo la mancanza di coscienza Software nel cervello; il problema è più profondo - chiamiamolo il problema dell'unicità - che suona insieme stimolante e deprimente.

Dal momento che non ci sono "banche di memoria" o "rappresentazioni" di stimoli nel cervello, e poiché tutto ciò che ci viene richiesto per funzionare nel mondo sono i cambiamenti nel cervello come risultato della nostra esperienza, non c'è motivo di credere che la stessa stessa esperienza cambia ognuno di noi allo stesso modo. Se tu ed io partecipiamo allo stesso concerto, i cambiamenti che si verificano nel mio cervello ai suoni della Sinfonia n. 5 di Beethoven saranno quasi certamente diversi da quelli che si verificano nel tuo cervello. Questi cambiamenti, qualunque essi siano, sono creati sulla base di una struttura neurale unica che già esiste, e ognuno dei quali si è sviluppato nel corso della tua vita, pieno di esperienze uniche.

Come ha mostrato Sir Frederick Bartlett nel suo libro Remembering (1932), questo è il motivo per cui due persone non ripeteranno mai una storia che hanno sentito allo stesso modo, e nel tempo le loro storie diventeranno sempre più diverse l'una dall'altra.

Non viene creata alcuna "copia" della storia; piuttosto, ogni individuo, dopo aver ascoltato la storia, cambia in una certa misura - abbastanza che quando in seguito gli viene chiesto della storia (in alcuni casi, giorni, mesi o anche anni dopo che Bartlett ha letto loro la storia per la prima volta) - saranno in grado, in una certa misura, per rivivere i momenti in cui hanno ascoltato la storia, anche se non in modo molto accurato (vedi la prima immagine della banconota da un dollaro in alto.).

Penso che questo sia stimolante, perché significa che ognuno di noi è davvero unico, non solo nel nostro codice genetico, ma anche nel modo in cui il nostro cervello cambia nel tempo. È anche deprimente perché rende l'arduo compito delle neuroscienze quasi oltre ogni immaginazione. Per ciascuna delle nostre esperienze quotidiane, il cambiamento ordinato può coinvolgere migliaia, milioni di neuroni o addirittura l'intero cervello, perché il processo di cambiamento è diverso per ogni singolo cervello.

Peggio ancora, anche se avessimo la possibilità di scattare un'istantanea di tutti gli 86 miliardi di neuroni nel cervello e quindi simulare lo stato di quei neuroni con un computer, questo modello tentacolare non si adatterebbe da nessuna parte al di fuori del cervello in cui è stato originariamente creato..

Questo è forse l'effetto più mostruoso che la metafora IP ha avuto sulla nostra comprensione del funzionamento del corpo umano. Mentre i computer conservano copie esatte delle informazioni, copie che possono rimanere invariate per lunghi periodi di tempo anche se il computer stesso è stato spento, i nostri cervelli mantengono l'intelligenza solo mentre siamo vivi. Non abbiamo pulsanti on/off.

O il cervello continua la sua attività o scompariamo. Inoltre, come ha notato il neuroscienziato Steven Rose nel suo libro del 2005 The Future of the Brain, anche un'istantanea dello stato attuale del cervello può essere priva di significato se non lo sappiamo storia completa la vita del proprietario di questo cervello - forse anche i dettagli dell'ambiente sociale in cui è cresciuto.

Considera quanto sia difficile questo problema. Per comprendere anche le basi di come il cervello mantiene l'intelligenza umana, potremmo aver bisogno di capire non solo lo stato attuale di tutti gli 86 miliardi di neuroni e 100 trilioni delle loro intersezioni, non solo la diversa forza con cui sono collegati, ma anche come ogni minuto di attività cerebrale mantiene l'integrità del sistema.

Aggiungi qui l'unicità di ogni cervello, creata in parte dall'unicità del percorso di vita di ogni persona, e la previsione di Kandel inizia a sembrare eccessivamente ottimistica. (In un recente rubrica editoriale Il neuroscienziato del New York Times Kenneth Miller ha suggerito che anche solo il compito di capire la connettività neurale di base richiederebbe "eternità".)

Nel frattempo, ingenti somme di denaro vengono spese per la ricerca sul cervello basata su idee spesso fuorvianti e promesse non mantenute. Il caso più eclatante di ricerca neurologica andata storta è stato documentato in un articolo pubblicato di recente Rapporto scientifico americano . Si trattava di circa 1,3 miliardi di dollari stanziati per il progetto Human Brain lanciato dall'Unione Europea nel 2013.

Convinto dal carismatico Henry Markram di poter creare una simulazione del cervello umano su un supercomputer entro il 2023, e che un tale modello avrebbe fatto un passo avanti nel trattamento dell'Alzheimer e di altri disturbi, le autorità dell'UE hanno finanziato il progetto letteralmente senza restrizioni. Dopo meno di 2 anni, il progetto si è trasformato in un "colpo di testa" e a Markram è stato chiesto di lasciare l'incarico.

Questo ti interesserà:

Siamo organismi viventi, non computer. Affrontare. Continuiamo a cercare di capire noi stessi, ma allo stesso tempo liberiamoci di inutili fardelli intellettuali. La metafora IP esiste da mezzo secolo, portando un numero esiguo di scoperte. È ora di premere il pulsante ELIMINA. pubblicato

Traduzione: Vlada Olshanskaya e Denis Pronin.

Le persone hanno sempre sognato di spezzare le catene, di superare i limiti del proprio corpo: dolore, malattia e morte. Un nuovo movimento sta vestendo questo antico impulso con nuovi abiti tecnologici. Il cosiddetto transumanesimo al suo interno sostiene l'idea che la scienza fornirà alle persone un modo futuristico per lasciare la loro forma fisica mortale e realizzare i sogni del trascendente.

Forse una delle idee più interessanti dei transumanisti è che la coscienza può essere trasformata in dati digitali e "caricata" in un computer incredibilmente potente. Questo ti permetterà di vivere in un mondo di esperienza virtuale illimitata e diventare praticamente immortale (almeno fintanto che qualcuno fa il tuo backup e non deciderà di disconnetterti).

Tuttavia, i transumanisti sembrano ignorare il fatto che il mind uploading ha davanti a sé ostacoli insormontabili. Difficoltà pratiche significano che ciò non accadrà nel prossimo futuro, ma oltre a ciò, ci sono problemi complessi al centro di questa idea.

L'idea dei caricamenti cerebrali è un argomento preferito della fantascienza. Il futurista e CTO di Google, Ray Kurzweil, ad esempio, ha fatto di tutto per rendere popolare l'idea: crede che i caricamenti della coscienza saranno disponibili già nel 2045. Di recente, l'economista Robin Hanson ha esaminato in dettaglio le implicazioni di un tale scenario per la società e l'economia. Ha immaginato un mondo in cui il lavoro ricadesse sulle spalle di emulazioni disincarnate della coscienza umana, che lavorano in modo simulato realta virtuale, utilizzando apparecchiature informatiche delle dimensioni di intere città.

L'idea che la coscienza possa essere scaricata non è lontana dall'idea che sia già stata scaricata e viviamo in una simulazione al computer alla Matrix. Di recente, l'imprenditore tecnologico Elon Musk ha sollevato questa discussione, affermando che la possibilità che non stiamo vivendo in una simulazione al computer è di circa "una su un miliardo". Naturalmente, l'idea che questo mondo non sia altro che un'illusione ha centinaia di anni.

Semplice a prima vista, l'idea si rivela incommensurabilmente complessa a un esame più attento. Per cominciare, ci sono trilioni di connessioni tra 86 miliardi di neuroni (o giù di lì) nel nostro cervello. Gioca forma digitale tutte queste connessioni non sono ancora realistiche. Con l'attuale velocità di sviluppo dei computer e dei sistemi di imaging, in pochi decenni saremo in grado di fare questo trucco solo con un segmento morto del cervello.
Altro che molecole

Anche se potessimo creare un tale "diagramma elettrico" per un cervello vivente, questo non sarebbe sufficiente per capire come funziona. Per fare questo, dobbiamo quantificare esattamente come i neuroni interagiscono tra loro, e fare tutto questo a livello molecolare di accuratezza. Non sappiamo nemmeno quante molecole ci sono nel cervello, figuriamoci quante di esse sono vitali. Potrebbe non essere possibile per un computer riprodurre tutti questi processi.

E questo ci porta a una complessità ancora più profonda. Solo perché possiamo imitare alcuni aspetti di come funziona il cervello non significa che possiamo emulare completamente il vero cervello o coscienza. Nessun aumento significativo della potenza di calcolo ci consentirà di modellare il cervello a livello di singole molecole. Pertanto, l'emulazione del cervello sarà possibile solo se riusciamo a separare il suo digitale, operazioni logiche da un pasticcio disordinato a livello molecolare.

Per comprendere le operazioni di un tipico computer, non abbiamo bisogno di tenere traccia delle correnti e delle tensioni in ogni componente, tanto meno capire cosa sta facendo ogni elettrone. Abbiamo progettato le operazioni di commutazione dei transistor in modo tale che la logica del loro funzionamento sia fondamentalmente semplice: zeri e uno. Ma il cervello non è stato creato da noi - si è evoluto - quindi non c'è motivo di aspettarsi una semplice logica al centro del suo lavoro.
Idea pericolosa

Anche se il caricamento della mente rimane un sogno irrealizzabile, nulla impedisce alle persone di discutere degli effetti dannosi di questo processo. Tutte le persone a un certo punto hanno paura della propria morte, e chi siamo noi per dire alle persone cosa fare con le proprie paure?

Il modo in cui il transumanesimo mescola idee religiose con la scienza distorce la nostra comprensione della tecnologia. I transumanisti vedono la tecnologia come un modo per soddisfare tutti i nostri desideri. E lo giustificano con il fatto che muovono inevitabilmente l'umanità in una direzione positiva. Pertanto, noti futuristi preferiscono non rivolgersi alle idee del transumanesimo e starne alla larga. Dopotutto, la scienza raramente beneficia di un'alleanza con la religione.

La ricetta per il cervello si presenta così: 78% di acqua, 15% di grassi e il resto sono proteine, idrato di potassio e sale. Non c'è niente di più complesso nell'universo che conosciamo e che sia paragonabile al cervello in generale.

Quanta energia pensi consumi il cervello? 10 watt. I migliori cervelli nei loro migliori momenti creativi consumano, diciamo, 30 watt. Un supercomputer ha bisogno di megawatt. Ne consegue che il cervello funziona in un modo completamente diverso da un computer.

Nel cervello umano, la maggior parte dei processi viene eseguita in parallelo, mentre i computer hanno moduli e funzionano in serie, è solo che il computer passa molto rapidamente da un'attività all'altra.

La memoria a breve termine negli esseri umani è organizzata in modo diverso rispetto a un computer. Un computer ha hardware e software, ma nel cervello hardware e software sono inseparabili, è una specie di miscuglio. Puoi, ovviamente, decidere che l'hardware del cervello è la genetica. Ma quei programmi che il nostro cervello pompa e installa su se stesso per tutta la vita diventano "hardware" dopo un po '. Ciò che hai imparato inizia a influenzare i geni.

La memoria umana è organizzata semanticamente, a differenza di un computer. Ad esempio, le informazioni su un cane non si trovano affatto nel luogo in cui viene raccolta la nostra memoria degli animali. Ieri il cane ha rovesciato una tazza di caffè sulla mia gonna gialla - e per sempre assocerò un cane di questa razza a una gonna gialla.

Gli esseri umani hanno oltre cento miliardi di neuroni. Ciascuno dei neuroni, a seconda del tipo, può avere fino a 50mila connessioni con altre parti del cervello. Un quadrilione di combinazioni, più del numero di stelle nell'universo. Il cervello non è solo una rete neurale, è una rete di reti di reti. Nel cervello, 5,5 petabyte di informazioni corrispondono a tre milioni di ore di riprese video. Trecento anni di visione continua! Queste sono reti neurali pulsanti. Non ci sono "luoghi" in cui una cosa funziona separatamente. Pertanto, anche se trovassimo nel cervello zone di sacrificio, amore, coscienza, questo non ci semplificherebbe in alcun modo la vita.

Sì, c'è stato un periodo romantico nella storia della scienza dello studio del cervello, quando sembrava ancora che il cervello potesse essere descritto da qualità e indirizzi. Quando pensavano che ci fossero sezioni che trattavano di tenera amicizia, affetto, ecc., è stato fatto sulla base di qualcosa. C'è stato un periodo in cui hanno iniziato a scoprire davvero la connessione tra le capacità delle persone e alcuni dipartimenti del cervello che si suppone siano responsabili di questo. Presumibilmente - perché è sia vero che falso. Sappiamo che una persona ha zone di discorso. E se succede loro qualcosa, la parola scomparirà. D'altra parte, conosciamo molti esempi in cui il cervello sinistro di una persona è stato completamente rimosso. E lì fisicamente non c'è una sola zona di discorso. Ma il discorso è possibile. Come succede? La questione della localizzazione delle funzioni è una questione molto sospesa. Nel cervello tutto è localizzato e non localizzato allo stesso tempo. La memoria ha un indirizzo. E allo stesso tempo non lo fa.

Certo, il cervello ha blocchi funzione, c'è una certa localizzazione delle funzioni. E pensiamo, come gli sciocchi, che se lavoriamo con il linguaggio, le aree del cervello che sono occupate dalla parola verranno attivate. Quindi no, non lo faranno. Cioè, saranno coinvolti, ma anche altre parti del cervello prenderanno parte a questo. L'attenzione e la memoria funzioneranno in questo momento.

Se l'attività è visiva, funzionerà anche la corteccia visiva, se l'attività è uditiva, allora quella uditiva. Anche i processi associativi funzioneranno sempre. In una parola, durante l'esecuzione di qualsiasi attività nel cervello, non viene attivata alcuna sezione separata: l'intero cervello funziona sempre. Cioè, le aree responsabili di qualcosa sembrano esistere e allo stesso tempo sembrano essere assenti.

Se mettiamo un punto su un foglio con una matita, allora questo è un punto. E se lo guardiamo attraverso una lente d'ingrandimento, diventa già una specie di ruvido. E se prendiamo un microscopio elettronico, non è nemmeno chiaro cosa vedremo lì. Questa è la situazione in cui ci troviamo adesso. Ancora mezzo passo e saremo in grado di descrivere il cervello con la precisione di un neurone.

E allora? - Ci troviamo in una situazione in cui ci sono enormi montagne di fatti e millimetri di spiegazioni. Se ammettiamo che la coscienza è principalmente consapevolezza, allora ci imbattiamo in un enorme divario tra i processi psicofisiologici relativamente ben studiati e la consapevolezza e la comprensione effettivamente inesplorate. Non possiamo nemmeno dire cosa sia.

Ad esempio, da dove ti è venuta l'idea che utilizzando big data, big data, prevedi il mio comportamento? Il mio comportamento non è previsto da Cartesio o Aristotele, da nessuno. Può essere isterico. Ad esempio, il premio Nobel per l'economia, lo psicologo Daniel Kahneman, ha descritto come una persona prende le decisioni ed è giunto alla conclusione che le decisioni vengono prese SEMPLICEMENTE COSÌ. "E andrò così, e questo è tutto - lo voglio perché." Come hai intenzione di prevederlo?

Posso analizzare la situazione e decidere di comportarmi in un certo modo, e poi in quattro secondi tutto si guasta. Questo parla di una cosa grave: quanto non siamo padroni di noi stessi. Un pensiero davvero spaventoso: chi è davvero il capo della casa? Ce ne sono troppi: il genoma, il tipo psicosomatico, molte altre cose, compresi i recettori. Vorrei sapere chi è il decisore? In generale, nessuno sa nulla del subconscio, è meglio chiudere subito questo argomento.

Il cervello può ingannarci. C'è vero lavoro che ne parlano. Ad esempio, "Il miglior trucco della mente: come sperimentiamo la volontà cosciente" di Daniel Wegner. Scrive che il cervello fa tutto da solo. In generale, tutto! Dopodiché ci manda un segnale: “Tranquilli, va tutto bene, avete preso la decisione”

Uso spesso l'esempio del dito per mostrare come funziona il nostro cervello. Ora decido di piegare l'indice della mano destra, ma in realtà non piego niente. Quelli. è solo una soluzione. E ora lo piego (piega un dito).

Come è successo? Le risposte che ottengo a questa domanda sono sempre fuori luogo. Mi dicono che è stato il cervello a mandare un segnale ai recettori.. Ma questo è ridicolo. Sono un dottore in scienze biologiche, so tutto questo. Se fosse vero, non farei questa domanda. Ciò che mi interessa è esattamente ciò che accade nel tempo che intercorre tra il momento in cui ci penso e il modo in cui il cervello invia un segnale. Perché il cervello ha iniziato a inviare un segnale? Si scopre che è stato un salto dal regno dell'intangibile, ad es. dal regno del mio pensiero, al regno della materia, quando il dito cominciò a piegarsi.

Pertanto, la domanda centrale che non va da nessuna parte è: "Cos'è il nostro cervello - la realizzazione dell'insieme di tutti gli insiemi che non sono membri di se stessi, o un capolavoro autosufficiente che è in relazione ricorsiva con la persona ammessa in esso , nel corpo di chi si trova?”

Il cervello non vive come la testa del professor Dowell su un piatto. Ha un corpo: orecchie, braccia, gambe, pelle, perché ricorda il sapore del rossetto, ricorda cosa significa "prurito al tallone". Il corpo è la sua parte immediata. Il computer non ha questo corpo.

Ora sempre più persone sono interessate a come funziona il cervello. Certo che è moda. Ma la seconda ragione non è meno importante: dipendiamo fondamentalmente dal cervello. I nostri occhi, le nostre orecchie, i nostri organi di senso forniscono informazioni lì. Vedere è una cosa, vedere è un'altra. L'immagine del mondo è nel cervello. Ma la domanda è: possiamo fidarci di lui? Se prendi un paziente con allucinazioni e fai una risonanza magnetica, mostrerà che durante le visioni, il suo cervello sta effettivamente elaborando segnali visivi o uditivi.

Se il cervello è così autosufficiente da fare tutto, allora qual è il nostro ruolo? O siamo solo un contenitore per questo mostro? Pertanto, la questione del libero arbitrio è molto seria nelle neuroscienze, nella psicologia e nella filosofia. Siamo liberi nelle nostre decisioni o no? Oppure il cervello stesso prende una decisione, e poi ci invia un segnale confortante: “Non preoccuparti di niente, hai preso questa decisione.

Percezione della Gestalt, tutta l'arte, la creatività, la scienza, che non riguarda solo il conteggio: questi computer non possono farlo. Finché è tutto nostro, abbiamo una possibilità.

Non è ancora molto chiaro come le lingue, le parole e i loro significati siano immagazzinati nel cervello. Allo stesso tempo, ci sono patologie quando le persone non ricordano i nomi, ma ricordano i verbi. E viceversa.

In generale, la coscienza è il cervello, la memoria è il cervello e il linguaggio è lo stesso. Brodsky ha affermato che "la poesia è la più alta forma di linguaggio, uno speciale acceleratore di coscienza e l'obiettivo della nostra specie". Cioè, noi, come specie, siamo in grado di fare di più di questi contabili di ferro che guidano uno e zero. Stiamo facendo qualcosa di completamente diverso.

Sappiamo, ovviamente, che ci sono blocchi funzionali nel cervello. Diciamo che questa parte si occupa del linguaggio, questa parte si occupa delle immagini visive, ci sono aree che sono particolarmente impegnate con la memoria, ma seriamente, l'intero cervello è impegnato con tutto. Queste zone esistono e le conosciamo, perché se un mattone cade sulla zona di Broca, allora la persona smetterà di parlare, e questo è un dato di fatto. Ma è sbagliato il contrario. Non si può dire che la parola sia controllata da questa o quella zona. La parola, come la coscienza, la memoria, tutto è controllato dall'intero cervello.

Il problema è che quando guardi nel cervello, non vedi niente lì. Non importa quanto sia perfetta la tua attrezzatura, il passo successivo è l'interpretazione. E dipende dalla posizione filosofica. Questo è un cerchio. Ora c'è un grande scetticismo sul fatto che abbia senso studiare tutto questo. Perché non sappiamo cosa farne. Anche qui c'è un altro problema. La terribile differenza di risultati individuali. Anche se studiassimo la stessa persona, invece di mettere insieme accademici, alcolisti, ecc., il risultato sarebbe comunque specifico. La stessa esperienza è stata ripetuta 33 volte con una persona. Sono solo immagini diverse. C'è una lacuna nella base esplicativa. Possiamo dire: "Pensiamo che..." e allegare un'immagine dal suo cervello.

C'è anche una cosa così bella, che, tra l'altro, non sarebbe dannoso per tutti sapere - abbiamo nel cervello i cosiddetti "sistemi a specchio" Questi sono sistemi che sono stati scoperti da Giacomo Resolatti, uno scienziato meraviglioso , a proposito, il nostro professore onorario all'Università di San Pietroburgo, l'ho organizzato io, tra l'altro, e lui è venuto da noi, ha tenuto lezioni, in generale, uno zio affascinante. E ha scoperto questi sistemi a specchio. Sono così: si accendono non quando tu stesso fai qualcosa, ma quando guardi qualcun altro farlo. La parola "altro" è in maiuscolo. Fondamentalmente, qualsiasi altro. Questa è la base per la comunicazione, la base, in generale, per qualsiasi formazione. E la base del linguaggio, e soprattutto, ripeto, è la base della comunicazione. Perché le persone a cui viene diagnosticato l'autismo o la schizofrenia hanno già dimostrato che questi sistemi sono rotti in loro. Vivono nel loro mondo, del tutto incapaci di uscirne e guardano la situazione con occhi diversi.

L'uomo è un animale?

Differenze importanti tra gli esseri umani e gli altri animali sono il linguaggio e la coscienza.

Abbiamo costantemente a che fare non solo con gli oggetti stessi, ma anche con i simboli. Diciamo che c'è un bicchiere sul tavolo. Perché chiamarlo "vetro"? Perché disegnarlo? Sembra che la persona abbia quella che può essere definita una "passione per duplicare il mondo".

È importante capire che dipendiamo al 100% dal nostro cervello. Sì, guardiamo il mondo "con i nostri occhi", sentiamo qualcosa, sentiamo qualcosa, ma il modo in cui lo capiamo dipende solo dal cervello. Decide lui cosa mostrarci e come. In effetti, non sappiamo affatto cosa sia realmente la realtà. O come vede e sente il mondo un'altra persona? E il topo? Come vedevano il mondo i Sumeri?

I corvi, o meglio anche i corvidi in generale, hanno cervelli abbastanza simili a quelli dei primati in termini di sviluppo. I corvi riconoscono il proprio riflesso.

Le scimmie hanno il tempo di notare l'ordine dei numeri e premono rapidamente i quadrati nell'ordine corretto, sotto il quale sono nascosti i numeri. Inoltre, anche tu ed io non possiamo competere con loro in questo.

Se entri e digiti qualcosa sui compiti intellettuali che vengono assegnati alle scimmie, ci sono solo film, puoi guardare online come succede: mostrano alcuni numeri per un breve periodo e li rimuovono, dopodiché questi numeri iniziano a lampeggiare, e deve puntare il dito contro quelli che ha visto. Un compito assolutamente impossibile per me. Non solo con tale velocità, ma in generale non riesco nemmeno a pensare. Lo fa con velocità cosmica, che puoi vedere semplicemente. Quindi non pensare troppo a te stesso.

Anche il cervello dei delfini è fortemente sviluppato. Non si sa ancora chi sia il migliore: il nostro o il loro. Dice che spesso la risposta è “Ma loro non hanno costruito una civiltà!”. Ma che differenza fa quando riescono a dormire, spegnendo un solo emisfero e continuando a essere svegli, hanno ironia, un loro linguaggio, vivono vite felici, sono sempre sazi, non hanno nemici del tutto pericolosi, e più in basso nell'elenco. Vedi, ballano e cantano, hanno una quantità infinita di cibo: l'intero oceano, l'ambiente è bellissimo, nuota dove vuoi. Cantano, suonano, fanno solo l'amore e basta, ma che altro, che dovrebbero fare? Organizzare la costruzione del comunismo lì, alle Fiji o cosa? Cosa devono fare per renderci felici?

E poi c'era il famoso pappagallo Alex. Conosceva circa 150 parole, rispondeva a semplici domande.

Nella mia più profonda convinzione, la scienza è impegnata a cercare di scoprire, al meglio delle sue deboli forze, come il Signore ha disposto il mondo. Più sai in senso scientifico, più vedi l'impensabile complessità di ciò che è accaduto, e allo stesso tempo la chiarezza e l'universalità di queste leggi nell'Universo - questo suggerisce che tutto non è casuale ...

Pensi che sia io, Tim_duke, a scrivere la conclusione? No, ecco chi:

Chernigovskaya Tatyana Vladimirovna - è nata nel 1947 nella città di Leningrado. Si occupa dei problemi della psicolinguistica, delle neuroscienze e della teoria della coscienza. È dottoressa in scienze biologiche, professoressa, onorata scienziata della Federazione Russa, su sua iniziativa nel 2000, su sua iniziativa, è stata creata la specializzazione scientifica "Psicolinguistica". Fino al 1998 ha lavorato presso l'"Institute of Evolutionary Physiology and Biochemistry. LORO. Sechenov Academy of Sciences, nei laboratori di bioacustica, asimmetria funzionale del cervello umano e fisiologia comparata dei sistemi sensoriali (ricercatore principale).

Probabilmente non ha senso elencare tutte le insegne di Tatyana Vladimirovna, ha difeso il suo dottorato di ricerca e tesi di dottorato in neurolinguistica, docente regolarmente invitata presso università negli Stati Uniti e in Europa, presidente dell'Associazione interregionale per gli studi cognitivi. Nel 2010, con decreto del Presidente della Federazione Russa, le è stato conferito il titolo di Onorato Scienziato della Federazione Russa. Nel 2017 è stata nominata dall'Accademia delle scienze russa per la medaglia d'oro per i risultati eccezionali nella promozione della conoscenza scientifica, membro di varie comunità russe e internazionali (linguistiche, associazioni di intelligenza artificiale, società fisiologica, Società neuropsicologica internazionale, Società internazionale Società di psicolinguistica applicata e altri.

Le persone hanno sempre sognato di spezzare le catene, di superare i limiti del proprio corpo: dolore, malattia e morte. Un nuovo movimento sta vestendo questo antico impulso con nuovi abiti tecnologici. Il cosiddetto transumanesimo al suo interno sostiene l'idea che la scienza fornirà alle persone un modo futuristico per lasciare la loro forma fisica mortale e realizzare i sogni del trascendente.

Forse una delle idee più interessanti dei transumanisti è che la coscienza può essere trasformata in dati digitali e "caricata" in un computer incredibilmente potente. Ciò ti consentirà di vivere in un mondo di esperienza virtuale illimitata e diventare praticamente immortale (almeno fino a quando qualcuno non ti esegue il backup e decide di spegnerti).

Tuttavia, i transumanisti sembrano ignorare il fatto che il mind uploading ha davanti a sé ostacoli insormontabili. Difficoltà pratiche significano che ciò non accadrà nel prossimo futuro, ma oltre a ciò, ci sono problemi complessi al centro di questa idea.

L'idea dei caricamenti cerebrali è un argomento preferito nella fantascienza. Un futurista e CTO di Google, ad esempio, ha fatto di tutto per rendere popolare questa idea: crede che il caricamento mentale sarà disponibile già nel 2045. Di recente, l'economista Robin Hanson ha esaminato in dettaglio le implicazioni di un tale scenario per la società e l'economia. Ha immaginato un mondo in cui il lavoro fosse lasciato a emulazioni disincarnate della coscienza umana che girano nella realtà virtuale simulata utilizzando hardware informatico delle dimensioni di intere città.

L'idea che la coscienza possa essere scaricata non è lontana dall'idea che sia già stata scaricata e viviamo in una simulazione al computer alla Matrix. Di recente, l'imprenditore tecnologico Elon Musk ha sollevato questa discussione, affermando che la possibilità che non stiamo vivendo in una simulazione al computer è di circa "una su un miliardo". Certo, l'idea ha centinaia di anni.

Semplice a prima vista, l'idea si rivela incommensurabilmente complessa a un esame più attento. Per cominciare, ci sono trilioni di connessioni tra 86 miliardi di neuroni (o giù di lì) nel nostro cervello. Non è ancora possibile riprodurre tutti questi composti in forma digitale. Con l'attuale velocità di sviluppo dei computer e dei sistemi di imaging, in pochi decenni saremo in grado di fare questo trucco solo con un segmento morto del cervello.

Altro che molecole


Anche se potessimo creare un tale "diagramma elettrico" per un cervello vivente, questo non sarebbe sufficiente per capire come funziona. Per fare questo, dobbiamo quantificare esattamente come i neuroni interagiscono tra loro, e fare tutto questo a livello molecolare di accuratezza. Non sappiamo nemmeno quante molecole ci sono nel cervello, figuriamoci quante di esse sono vitali. Potrebbe non essere possibile per un computer riprodurre tutti questi processi.

E questo ci porta a una complessità ancora più profonda. Solo perché possiamo imitare alcuni aspetti di come funziona il cervello non significa che possiamo emulare completamente il vero cervello o coscienza. Nessun aumento significativo della potenza di calcolo ci consentirà di modellare il cervello a livello di singole molecole. Pertanto, l'emulazione del cervello sarà possibile solo se riusciremo a separare le sue operazioni logiche e digitali dal disordine a livello molecolare.

Per comprendere le operazioni di un tipico computer, non abbiamo bisogno di tenere traccia delle correnti e delle tensioni in ogni componente, tanto meno capire cosa sta facendo ogni elettrone. Abbiamo progettato le operazioni di commutazione dei transistor in modo tale che la logica del loro funzionamento sia fondamentalmente semplice: zeri e uno. Ma il cervello non è stato creato da noi - si è evoluto - quindi non c'è motivo di aspettarsi una semplice logica al centro del suo lavoro.

Idea pericolosa

Anche se il caricamento della mente rimane un sogno irrealizzabile, nulla impedisce alle persone di discutere degli effetti dannosi di questo processo. Tutte le persone a un certo punto hanno paura della propria morte, e chi siamo noi per dire alle persone cosa fare con le proprie paure?

Il modo in cui il transumanesimo mescola idee religiose con la scienza distorce la nostra comprensione della tecnologia. I transumanisti vedono la tecnologia come un modo per soddisfare tutti i nostri desideri. E lo giustificano con il fatto che muovono inevitabilmente l'umanità in una direzione positiva. Pertanto, noti futuristi preferiscono non rivolgersi alle idee del transumanesimo e starne alla larga. Dopotutto, la scienza raramente beneficia di un'alleanza con la religione.

1. Il cervello è analogico e i computer sono digitali.

I neuroni sono binari e, se raggiungono il giusto livello, appare un potenziale d'azione. Questa semplice relazione con il sistema digitale "Uno e Zero" dà un'idea completamente sbagliata dei processi non lineari realmente continui che influenzano direttamente il funzionamento rete neurale e i suoi dispositivi.

Diciamo solo che uno dei modi principali di trasmissione dei dati è la velocità con cui i neuroni iniziano a sparare. Così le reti di neuroni possono attivarsi in sincronia o in modo casuale (tutto è relativo). Tale connessione può influenzare la forza dei segnali ricevuti dal flusso, che è costituito da neuroni. E alla fine, all'interno di ciascuno dei neuroni, inizia la circolazione dei quasi-integratori, che consistono in catene ioniche, di cui ce ne sono parecchie, e potenziali di membrana che cambiano regolarmente.

2. La memoria associativa è la memoria del cervello.

La richiesta di informazioni nel computer avviene a un indirizzo specifico (indirizzamento byte). Il cervello, invece, utilizza un metodo diverso di ricerca dei dati, non per indirizzo, ma per loro componente, o meglio, anche per parte rappresentativa. E alla fine, il cervello ha qualcosa del tipo " sistemi Google", in cui c'è un bel po ' parole chiave in modo che il contesto completo possa essere riprodotto da essi. Naturalmente, qualcosa di simile può essere riprodotto nei computer indicizzando tutte le informazioni che sono memorizzate e che devono essere archiviate. In questo modo, la ricerca verrà eseguita sulle informazioni pertinenti.

3. La memoria a breve termine e la RAM non sono la stessa cosa.

Sebbene molti psicologi abbiano identificato alcune somiglianze davvero evidenti tra RAM e memoria a breve termine, un'analisi più dettagliata ha mostrato un'abbondanza di differenze più significative.

Mentre la RAM e la memoria a breve termine necessitano di "energia", la memoria a breve termine può contenere solo "riferimenti" alla memoria a lungo termine, mentre la RAM contiene informazioni simili nella composizione a quelle di un disco rigido.

A differenza della RAM, la memoria a breve termine non ha dimensioni limitate.

4. L'elaborazione e la memoria nel cervello sono eseguite dagli stessi componenti.

Il computer è in grado di elaborare le informazioni dalla memoria collegando i processori e quindi riportare i dati elaborati nella memoria. Non possiamo avere questo tipo di separazione nel nostro cervello. I neuroni elaborano i dati e trasformano le sinapsi (il punto di contatto tra due neuroni), che è la memoria principale. E di conseguenza, ricreare dalla memoria una persona cambia leggermente quei ricordi.

5. Tutti gli organi obbediscono al cervello.

Questo non è meno importante. Infatti, il nostro cervello può usare la capacità di controllare tutti i nostri organi. Molti esperimenti dimostrano che quando guardiamo l'interno, diciamo stanze, allora il nostro cervello scarica la memoria, poiché il nostro memoria visiva molto piccolo, e grazie a questo possiamo riprodurre la situazione, e non la posizione esatta degli oggetti.

Inoltre, il cervello è molto più grande di qualsiasi computer esistente oggi.